Apple ed altri trovano chi proverà a far pagare loro meno tasse

03/10/2011 07:05 CET

di Fabio M. Zambelli

00000a_fotonews001Obama non è propenso a concedere sconti, dopo aver visto la fregatura del 2004. I soldi resteranno all’estero se le aziende non avranno lo sconto.
1.000 miliardi di dollari di profitti esteri cercano tagli delle tasse USA, prima che le aziende li portino nel loro paese.

40-11924b_jeffforbesBloomberg ha scoperto che l’alleanza nata in febbraio tra Apple, Cisco, Duke Energy, Oracle, Pfizer ed altre aziende ha trovato l’avvocato che risolverà i loro problemi. Si chiama Jeff Forbes, ex capo del gabinetto del senatore Max Baucus e nello staff democratico di Al Gore.

Lui, come altri 160 lobbisti, devono fare pressione a Washington perché ai soldi rimpatriati da queste società vengano concessi tagli alle tasse. L’ultima volta che i lobbisti ci erano riusciti era il 2004, sotto l’amministrazione di George W Bush, con un livello di tassazione abbassato eccezionalmente al 5,25%.

7 anni fa sono rientrati in USA 312 miliardi di dollari, ma le aziende non hanno fatto investimenti oppure assunto personale, preferendo ricomperarsi le azioni.

Sembra che Barack Obama, proprio per come era andata nel 2004, non voglia concedere sconti, anzi ha appena inziato il percorso verso una tassa sui più ricchi, suggerita proprio da Warren Buffett (secondo uomo più ricco d’America). Attualmente le aziende statunitensi che portano nelle casse i guadagni internazionali devono pagare il 35% di tasse, dopo aver assicurato il pagamento di quelle estere.



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