Le PR di Apple con la bocca chiusa e Jobs che la apre male

20/09/2010 07:00 CET

di Fabio M. Zambelli

00000a_fotonews001Niente di nuovo sotto questo sole ma, chi lo scopre solo oggi andandoci abbondantemente spalmato di inutile crema, si accorge con sorpresa che non abbronza affatto. Farsi il callo, please.
Quando si cerca in una libreria un testo su come imparare a fare pubbliche relazioni in molti casi si trova in copertina gente che sorride oppure mani che si stringono, in segno di cordialità (spesso di circostanza, ma si vive di formalismi).

38-09701b_libriprSe si visita un qualunque sito di un’importante azienda internazionale, specialmente se quotata in borsa e quindi pubblica, si legge che le PR ed i loro contatti telefonici/email sono a disposizione per fare domande ed ottenere risposte. Poi qualcuna aggiunge che le PR rispondono solo alla stampa e tutto il resto deve essere scritto ad un unico indirizzo, quando va bene, che chissà se attirerà mai l’interesse di chicchessia.

Su Wikipedia si legge alla voce “pubbliche relzioni”: “sono tutte le attività di comunicazione il cui obiettivo sia sviluppare relazioni, mettere in comunicazione istituzioni, aziende, persone, strutture, con la loro utenza o clientela di riferimento. Si considera che siano state teorizzate per primo dal pubblicista statunitense di origine austriaca Edward Bernays. I destinatari della comunicazione possono essere privati cittadini, istituzioni, aziende, organi di stampa, consumatori”.

Questo nella teoria, bella e luccicante, ma la pratica è cosa diversa. Se poi si tratta di Apple, più che mai.

Salta fuori su Valleywag (il braccio più odiato del sito meno sopportato a Cupertino, dopo la vicenda iPhone 4 svelato in anticipo e dopo la pubblicazione dello scambio di email notturne con Steve Jobs) che una 22enne studentessa di giornalismo, tale Chelsea Kate Isaacs, ha scritto al CEO di Apple per lamentarsi dell’assenza totale di risposte dalle PR della sua azienda.

La ragazza avrebbe gradito una semplice dichiarazione sull’impiego degli iPad in ambito universitario. Mica ha chiesto alla Coca-Cola di rivelare la formula della più famosa bevanda zuccherata. Però è andata a chiedere al fuochista perché in fonderia fa tanto caldo.

Ecco chi frequenta poco Apple, evidentemente. Rimbalzare sui muri di gomma è quello che ottiene la gran parte della gente che non ha capito cosa si può chiedere ed in quali occasioni. Tutte cose legittime naturalmente per il 99% delle aziende, ma non per Apple, con buona pace di chi ci deve lavorare assieme.

Solo sabato lo store manager del negozio Apple di Grugliasco si rivolgeva alla stampa presente all’inaugurazione, dicendo che si potevano fare le domande ed un giornalista ha azzardato “la superficie dell’Apple Store Le gru?”, ma la risposta è stata “questo non è un dato che Apple rivela”. Tutto ciò accadeva mentre qualcuno più realista (chi ha imparato a far da solo) cominciava a passeggiare in larghezza e lunghezza dello spazio commerciale, per cercare di prendere le misure (20 passi di vetrina e 30 passi di profondità).

Ci possiamo lagnare (e non lo facciamo solo noi) finché vogliamo ma le cose sono così da tempo immemore, è una situazione che si sgretolerà solo 5 minuti dopo lo scioglimento dell’ultima bottiglia di plastica gettata in mare.

Nel caso specifico Steve Jobs ha voluto essere anche sgarbato con chi insisteva nelle critiche all’ufficio PR. I messaggi di risposta del co-fondatore di Apple iniziano con “tra gli obiettivi di Apple non è previsto quello di farti prendere buoni voti all’università, spiacente” e terminano con “lasciaci stare”. Che s’aspettava di più da uno che non ti stringe la mano solo perché non ti conosce?

La nostra teoria è che la studentessa abbia avuto l’ardire di usare un BlackBerry su rete T-Mobile unvece che un iPhone su rete AT&T per scrivergli.



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