Il web censurato in Cina

29/07/2008 15:00 CET

di Fabio M. Zambelli

00000a_fotonews001Promesse gettate al vento ed il governo cinese continua a mettere i bastoni nelle ruote dei 20.000 giornalisti stranieri a Pechino per i giochi olimpici. A quelli locali è impedita ogni critica. Aggiornato.
I giornalisti inviati a Pechino per le imminenti olimpiadi hanno protestato per la diffusa censura che impedisce o limita l'accesso a Internet. Il direttore del Comitato Olimpico, Gilbert Felli, si è fatto portavoce presso il BOCOG – Beijing Organizing Committee.

Media come Radio Free Asia e Deutsche Welle hanno fatto sapere alla Deutsche Presse-Agentur che non possono leggere i siti delle organizzazioni internazionali dei diritti umani.

Pronta la risposta del ministro degli esteri cinese, Liu Jianchao: "abbiamo i nostri standard di come gestire l'accesso a Internet, la gente può accedere alle 'normali' informazioni". Il governo di Pechino ha più volte assicurato che i 20.000 giornalisti stranieri non sarebbero stati censurati.

Pensate di trovare questi argomenti nell'intervista ai massimi dirigenti del Comitato Olimpico fatta da News.cn? Illusi.

Amnesty International denuncia un, semmai possibile, irrigidimento dei controlli: "il Circolo della Stampa Estera in Cina ha segnalato, a partire dal primo gennaio 2007, 260 casi di interferenze. Le norme peraltro non riguardano i giornalisti cinesi, cui continua a essere impedito di scrivere su argomenti giudicati sensibili dal governo".

Intanto andando sui siti della stampa cinese è tutto rosa e fiori, addirittura si spingono a dire che la qualità dell'aria di Pechino è migliorata tantissimo. L'Australia ha concesso ai propri atleti che non vogliono intossicarsi di tornare a casa invece che gareggiare con un tale inquinamento.

Aggiornamento del 30/07/2008: all'agenzia Reuters, il giorno dopo la detonazione della notizia, il capo dell'ufficio stampa del Comitato Olimpico, Kevan Gosper, è costretto ad ammettere che alcuni dirigenti hanno concordato con gli organizzatori cinesi che "alcuni siti non sportivi" non saranno raggiungibili dai giornalisti. Bravo.



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