Foxconn, nuovi suicidi e guardie che malmenano gli operai

24/05/2010 07:05 CET

di Fabio M. Zambelli

00000a_fotonews001Ben 8 suicidi nel 2010 per le fabbriche di Foxconn che in Cina assemblano molti prodotti di Apple e di altri marchi dell’elettronica.
In questa sorta di onnipotenza che si sono auto-attribuite le guardie private degli stabilimenti Hon Hai Precision Industry (Foxconn) in Cina, dovrà essere segnato un altro cadavere sulla garitta del varco della fabbrica.

21-08896b_suicidiofoxconnVenerdì un impiegato 21enne si è gettato da uno dei palazzi di Foxconn a Longhua ed è riuscito nel suo intento, altri 2 colleghi si sono invece salvati negli scorsi mesi, ma altri 7 (numeri non precisi, le fonti sono diverse) hanno raggiunto il paradiso, o quantomeno hanno abbandonato l’inferno.

Tra vincoli di segretezza chiesti dalle aziende che commissionano i prodotti, orari assillanti imposti dall’assemblatore, condizioni di vita e lavoro che non sono ad alti livelli (eufemisticamente parlando), diventare un dipendente di Foxconn nel sud della Cina potrebbe essere l’unica chance per molti giovani disoccupati di mettere del riso nelle loro scodelle (8.000 stazionano fuori dalle fabbriche in attesa di un’assunzione), ma forse una condanna che non meritano.

Apple ed altre società che si servono di Foxconn hanno più volte sottolineato che per loro è importante controllare e verificare che i fornitori seguano regole precise delle condotte lavorative, ma i minorenni sono stati trovati al lavoro, ore straordinarie vengono imposte e poi non pagate, posti di lavoro risultano cagionevoli per la salute degli operati. Ma non basta.

Non solo le guardie hanno malmenato i fotografi che si avvicinano alle fabbriche (pur non essendo mai entrati) ma pure i dipendenti per i più bizzarri motivi, dalla scarsa produttività alla distrazione per aver perso iPhone segreti. Un video circolato da tempo sul web mostrava i semi-poliziotti con licenza di malmenare che, in gruppi di 20, assaltavano 2 dipendenti, ora Foxconn ha confermato l’accaduto.

Oggi Foxconn realizza il 20% delle esportazioni dell’area di Shenzhen e contribuisce in modo importante agli 88 miliardi di yuan (oltre 10 miliardi di euro) di tasse che riceve la città. Sarà per questo che le autorità locali non trovano nulla di anomalo in queste fabbriche?

Le varie iPod City, perché non è un problema della sola Foxconn ma anche di aziende minori come KYE, si sarebbero dovute adeguare alle richieste dei clienti, ma i problemi sembrano invece sempre gli stessi. Vale la pena tutto ciò pur di risparmiare qualche dollaro in prodotti elettronici che cominciano a grondare un po’ troppo di sangue?



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