Apple e Google, il rapporto che non s’ha da fare

16/03/2010 07:00 CET

di Fabio M. Zambelli

00000a_fotonews001Le armi ci sono, l’odio cresce e gli eserciti si stanno schierando. Il campo di battaglia è mobile ma chissà se si estenderà.
I coltelli tra tra Cupertino e Mountain View hanno cominciato a volare in un ambiente più appropriato, le mense. Poi l’inimicizia tra Apple e Google si è estesa.

02-08054b_businessweekapplegoogleE’ stato Steve Jobs in persona a rivelare ai suoi dipendenti, il giorno dopo la presentazione dell’iPad, che Google è il nemico nel settore degli smartphone, dopo l’esordio del sistema operativo Android è stato chiaro che l’obiettivo del motore di ricerca numero uno al mondo era evidentemente l’iPhone. Senza dimenticare la pubblicità per il mobile, visto l’accaparramaneto di AdMob da parte di Google e di Quattro Wireless da parte di Apple

L’amore impossibile tra Apple e Google è da molti mesi che si palesa in molte forme. Recentemente il New York Times ha avanzato ipotesi di conflitti personali tra i vertici di Apple e Google e Jim Goldman, corrispondente di CNBC dalla Silicon Valley, ieri era più esplicito: Steve Jobs ed Eric Schmidt “si odiano“.

L’ultima volta che il CEO di Apple e di Google si sono mostrati in pubblico assieme è stato il Macworld Expo 2008, da allora sono cambiate molte cose. Il conflitto d’interessi di Schmidt si è deteriorato a tal punto che è poi uscito dal consiglio d’amministrazione di Apple, anche se ha dichiarato di non essere stato forzato a prendere quella decisione.

Il comportamento un po’ vile di Apple, con le accuse ad HTC al posto di Google, serve solo a salvare la facciata pubblica ed a mantenere ancora un rapporto accettabile sulle collaborazioni in atto.

Però il patto per non rubarsi vicendevolmente impiegati è diventato carta straccia con l’assunzione di R.J. Pittman, un amante del Mac fin dalla prima ora. Ci testimonia il passaggio da Google ad Apple di questa importante figura TechCrunch, che ipotizza un rinforzo del team Lala all’interno di iTunes.

Ma non è finita, Google si porta “in casa” un ex di Sun ed ex collaboratore di Tim Berners Lee come Tim Bray, uno dei più incattiviti avversari delle politiche di Apple, dimostrando pubblicamente l'”odio” verso l’iPhone ed il suo ambiente, “dove gli sviluppatori che creano le applicazioni si piegano al volere del padrone, temendo le sue arrabbiature […] la libertà non è una parola senza significato, non è un ingrediente opzionale […] Apple pensa che sia possibile coniugare Internet con il controllo di quali programmi usare, di quali componenti impiegare e di cosa gli sviluppatori possono condividere […] dimostrerò con il mio nuovo lavoro che questa visione è sbagliata”. Bray sarà “developer advocate” della piattaforma di sviluppo di Android.

Con queste premesse c’è solo da attendersi una battaglia che dopo la frecciatine è passata alle fiocine avvelenate e che dopo il piombo arriverà al napalm. E allora “à la guerre comme à la guerre”.

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