Quella casa (di Jobs) non s’ha d’abbattere

17/01/2007 09:00 CET

di Fabio M. Zambelli

00000a_fotonews001Il National Trust per la preservazione storica californiana impedisce a Steve Jobs di abbattere una vecchia casa coloniale spagnola di sua proprietà. Un caso che prosegue da anni.
E’ dal 2001 che Steve Jobs entra ed esce dalle aule del tribunale della contea di San Mateo per una controversia legale su una casa di sua proprietà, la Jackling House su Mountain Home Road a Woodside, nelle campagne ad ovest di Palo Alto, in California.

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Il CEO di Apple desidera da molto tempo abbattere la malandata abitazione in stile coloniale spagnolo costruita nel 1926 dal magnate del rame Daniel Cowan Jackling. Il California Environmental Quality Act l’ha classificata come residenza storica.

Steve Jobs aveva comperato l’abitazione nel 1984 e per una decina di anni aveva abitato nell’edificio di 14 stanze, 13 bagni, sala da pranzo, due salotti, cucina, libreria e cantina, circondato da 6 acri di terreno. Successivamente, a causa del suo trasferimento a Palo Alto, la casa è stata disabitata per circa sei anni ed è stata anche visitata da vandali. Nel 2001 Jobs aveva chiesto il permesso di demolirla per costruire un più piccola abitazione per la sua famiglia. Il consiglio comunale nel 2004 si era opposto alla richiesta.

Dopo vari ricorsi l’ultima decisione del tribunale Jobs l’ha ricevuta mercoledì scorso, a poche ore dall’apertura del Macworld Expo: niente abbattimento. Il prossimo passo è la Corte Suprema dello stato della California.

Sempre a Woodside risiede l’amico di Steve Jobs, il CEO di Oracle, Larry Ellison, in una mega villa modernissima in stile giapponese, immersa in un parco di 45 acri.

Attorno a questa vicenda sono nate associazioni e movimenti d’opinione per impedire la demolizione, tanto voluta da Steve Jobs.



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