Apple s’inchina alle leggi taiwanesi, per non pagare multe

27/06/2011 20:30 CET

di Fabio M. Zambelli

00000a_fotonews001Google non fa lo stesso per Android ed inizia a pagare la contravvenzione minacciata. Arriverà anche in tutti gli altri paesi il giusto diritto acquisito prima in Taiwan? Aggiornato.
I clienti taiwanesi dell’App Store di quel paese hanno un nuovo diritto in più: entro 7 giorni possono “restituire” il software comperato per iPad/iPhone/iPod touch ed avere indietro i soldi spesi, se per qualunque ragione non hanno apprezzato l’applicazione.

Apple ha acconsentito alle richieste fatte ufficialmente ad inizio del mese dalle autorità di Taipei, rivolte sia a loro che a Google.

La guida in cinese per ottenere il rimborso ancora non si vede nell’App Store e, praticamente, nessuno sa che esiste il diritto di recesso e come esercitarlo. Vedremo se e come a Cupertino vorranno essere completamente trasparenti su questo rospo che hanno dovuto ingoiare.

Al contrario di quello che ha fatto Apple (e che sarebbe opportuno che facesse anche in tutto il resto del mondo, almeno nei paesi dove si vogliono tutelare i diritti dei consumatori) Google non ha modificato nulla ed ora paga il primo milione di nuovi dollari taiwanesi (circa 24.400 euro).

Aggiornamento del 28/06/2011: Google (che offriva già 15 minuti di prova gratuita) ha sospeso la vendita di applicazioni a pagamento in Taiwan.



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