Apre l’Apple Store di Hong Kong, scattano le proteste “iSlave”

26/09/2011 07:02 CET

di Fabio M. Zambelli

00000a_fotonews001Sempre poco rispetto per i lavoratori, sia dal punto di vista ambientale, del tenore di vita e pure per la sicurezza. Le fabbriche cinesi e chi ci lavora va tenuto in considerazione comperando i prodotti di Apple.
Non è stata persa l’occasione dell’inaugurazione del primo primo Apple Store ad Hong Kong, le proteste di SACOM – Students & Scholars Against Corporate Misbehaviour sono arrivate puntuali.

39-11880b_sacomapplestorehkIl gruppo di attivisti, che difende i diritti umani e del lavoro in un paese come la Cina, dove vengono regolarmente calpestati pur di essere più competitivi del resto del pianeta, si è fatto notare all’ifc – International Finance Center.

Nel centro commerciale, che da sabato accoglie con grande successo di pubblico l’enorme negozio di Apple, SACOM era presente con un’organizzazione di cartelli e striscioni, sui quali si si leggevano le accuse ad Apple, foraggia aziende come Foxconn e Wintek.

I fornitori ed assemblatori dei prodotti di Apple sono stati coinvolti più volte in fallo, ma l’azienda di Cupertino continua fedelmente a servirsi di loro. Negli impianti di Wintek si contano operai avvelenati ed in quelli di Foxonn si contano suicidi/ferimenti.

SACOM vuole più trasparenza da parte di Apple ed insiste con le scorrette condizioni di lavoro, coniando il termine “iSlave” per i nuovi schiavi del terzo millennio.

Ecco quindi i cartelli scritti in cinese ed inglese: “i lavoratori non sono macchine” oppure “aumentate la paga dei lavoratori”, ma i 6 metri di striscione con il logo di Apple che fa sanguinare un trasportatore piegato in 2 si stagliava nel centro del centro commerciale.

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Naturalmente, per quel paese, sono arrivate le guardie ed hanno rimosso ogni segno della protesta, che evidentemente non è consentita.

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Ricordiamo molto bene che altrove è stato invece lasciato lo spazio per opinioni diverse, appena fuori dai negozi di Apple. Per esempio a Roma nel 2007, quando allora Greenpeace faceva pressioni su Steve Jobs e sulla sua società, che allora era molto meno attenta ed ecologica di quanto lo sia oggi. Eppure, dopo alcuni cambi di rotta, Greenpeace aveva deposto le armi ed aveva proiettato Apple dalle stalle alle stelle.

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