Foxconn, dove la legalità latita. Anche fuori dai recinti

18/02/2010 16:00 CET

di Fabio M. Zambelli

00000a_fotonews001L’assemblatore asiatico dei prodotti di Apple ed altri marchi dell’elettronica si rende ancora protagonista di misfatti. Parola d’ordine: alzare il timore su chi crede di poter far la spia.
I segreti industriali sono una giusta rivendicazione di ogni azienda innovativa, ma con che mezzi si possono tutelare?

Foxconn è il nome occidentale della mega-azienda taiwanese Hon Hai Precision Industry che, in Cina, gestisce enormi fabbriche-città dove gli operai lavorano per molte ore al giorno, dove trovano una branda, dove trovano una scodella di riso, dove trovano una vita sociale per le poche “ore d’aria”, insomma non hanno alcun motivo di uscire da quel perimetro.

Come in quei laboratori-dormitori che ogni tanto la Guardia di Finanza scopre nella zona di via Paolo Sarpi a Milano o nel retro dei capannoni di Prato. Solo in scala molto più grande.

Marchi dell’elettronica come Amazon, Apple, Cisco, Dell, HP, Intel, Microsoft, Motorola, Sony ed altri si affidano agli impianti di produzione cinesi di Foxconn ed altre società dalle analoghe politiche industriali per la realizzazione degli oggetti d’uso più comune. Le aziende occidentali chiedono il rispetto dei diritti umani, ma poi verificare che succeda veramente è un altro paio di maniche.

Foxconn ricasca in un brutto caso, questa volta di isteria delle guardie del perimetro di uno stabilimento del complesso di LongHua, area industriale non lontana da Hong Kong. Lo racconta l’agenzia Reuters senza fare il nome del reporter coinvolto.

Un malcapitato giornalista si trovava sulla strada esterna che portava all’ingresso di una di queste fabbriche a Longhua ed ha avuto l’idea di scattare alcune fotografie. Non l’avesse mai fatto, i vigilantes prima lo hanno minacciato di smettere e poi sono passati alle vie di fatto, hanno sferrato qualche pugno e per concludere meglio il lavoro hanno tentato di portarlo all’interno del recinto aziendale, senza riuscirci.

La polizia è accorsa dopo una chiamata del reporter ed ha rimesso al loro posto le guardie violente, che hanno tentato di scusarsi dell’accaduto. I tutori dell’ordine hanno poi spiegato al giornalista che: “lei è libero di fare quello che crede, ma questa è Foxconn e loro hanno uno status speciale qui, la prego di capire”.

Che le regole di tale segretezza siano state imposte da Apple o da altri clienti di Foxconn non lo sappiamo, certo è che quanto accaduto nel passato qualcosa deve pur voler significare, ricordiamolo:
caso iPod City con condizioni di lavoro inaccettabili nelle fabbriche degli iPod e Mac mini
Foxconn ammette le forzature ad ore di straordinari sugli operai
Apple rileva piccole violazioni nella fabbrica E3 di LongHua
Foxconn dà sistemazioni migliori ai lavoratori che vivono in queste strutture
il dipendente Sun Danyong si suicida e Foxconn rimborsa i familiari con 31.000 euro
Apple continua ad affidarsi agli stessi assemblatori, dove i lavoratori rivendicano i diritti sindacali

Per quanto si sforzino i dirigenti di queste fabbriche a mantenere alto il livello di segretezza sui prodotti assemblati, ottengono sempre l’effetto contrario. Se andiamo a rivedere tutte le fotografie o descrizioni di prodotti non ancora annunciati che sono emersi negli ultimi anni come anticipazioni (vere o false), venivano tutte dalla Cina o zone limitrofe.



setteB.IT – la settimana digitale vista dall'utente mac