Rapporto Caio: la fibra ottica resterà un miraggio?

20/05/2009 07:00 CET

di Fabio M. Zambelli

00000a_fotonews001Il consulente del governo disegna la brutta situazione, immagina un futuro con tanti sorpassi di altre nazioni e spiega come modernizzare il paese. Ci vorranno un sacco di soldi che non ci sono e tanta volontà, la seconda preoccupa di più.
Il giornalista di Repubblica Alessandro Longo ha pubblicato su Wikileaks l’intero rapporto Caio, dopo alcuni stralci emersi i giorni scorsi.

06392b_adslitaliaL’ex dirigente di Cable & Wireless, Lehman Brothers, Merloni, Netscalibur, Olivetti, Omnitel e tanti altri, Francesco Caio, avverte il ministero dello sviluppo economico che la situazione della rete di Telecom Italia è grave.

Lo studio commissionato dal governo ad uno che di reti di comunicazione s’intende è ora pubblico, anche se lo si voleva tenere riservato.

C’è chi si accontenta dell’ADSL e non guarda oltre la siepe. Oggi il 96% della popolazione sarebbe raggiunto dalla tecnologia ed entro il 2010 dovrebbe arrivare al 97%. Caio calcola che in realtà una ADSL vera è disponibile all’88% del paese e che il 12% degli italiani soffre il digital divide. Telecom Italia si pone l’obiettivo “inerziale” dell’89% per il 2010.

La banda larga italiana è comunque non al livello dei paesi più evoluti, nelle tabelle sottostanti il rapporto mette il nostro paese in una posizione arretrata. Certo stiamo meglio di Messico, Turchia e Portogallo ma dalla Spagna ed Austria fino a Norvegia e Danimarca ci fanno le scarpe. Come noto l’Italia è sotto la media OCSE per la penetrazione di banda larga.

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Stiamo facendo una gran brutta figura in Europa. Nel continente hanno capito da un pezzo che la soluzione è stendere chilometri di fibra ottica (per raggiungere i 50 Mb al secondo), come minimo dal 2006 i paesi europei hanno cominciato ad investire in questa tecnologia, non solo in Italia non abbiamo fatto lo stesso ma, anzi, le risorse impiegate sono diminuite da allora.

Era partita bene Fastweb ma poi tutto si è fermato nel 2003 e adesso si continuano a mettere pezze al rame, unica vera arteria italiana della comunicazione.

La soluzione ottimale si chiama FTTH P2P – Fiber To The Home Point To Point ma è anche la più costosa.

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Internet cambia e cambiano pure le esigenze degli utenti. Se il web nella prima fase era la consultazione di siti online e lo scambio di email su computer tradizionali, via dial-up o ISDN, la fase attuale vede un incremento della navigazione mobile e con computer collegati in banda larga. In futuro solo la fibra ottica permetterà lo sviluppo di multimedia ad alta risoluzione, vari streaming e l’IPTV.

Il rapporto cita l’evoluzione di iPlayer in Gran Bretagna con massicci investimenti di BBC. Nel dicembre del 2008 il sistema aveva raggiunto i 41 milioni di accessi.

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Con un 2,7% di connessioni in fibra ottica in Italia sul totale di banda larga c’è molto da fare per raggiungere il 44,6% del Giappone. I progetti seri gli altri paesi li hanno, la gestione Telecom Italia non va oltre l’obiettivo del 9% entro il 2010.

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Il “cable guy” Francesco Caio ricorda che strade alternative sono il wireless di varia natura (WiMAX, Wi-Fi e satellite, senza citare LTE) ma sono decisamente marginali e possono solo coprire i “buchi” fisiologici per le aree più remote, insiste invece nel suggerire al governo di puntare ad un massiccio investimento di 10 oppure 5,4 miliardi di euro. A seconda di quello che vuole fare l’Italia “da grande”, se diventare leader oppure semplicemente non arretrare.

1,3 miliardi di euro sono il minimo per “stare a galla” con ADSL 2+ (700 milioni di euro) e mobile (600 milioni di euro), che assicurino entro il 2011 almeno 2 Mb al secondo a tutti o quasi.

Se poi la gestione della rete fosse scorporata da Telecom Italia (come è già avvenuto anni fa con Terna per la rete elettrica) forse qualche vantaggio si vedrebbe in fatto di concorrenza.

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