L’utente scontento ma tutelato. Lo sviluppatore rischia

30/03/2009 07:00 CET

di Fabio M. Zambelli

00000a_fotonews001Se l'utente vuole il rimborso per un'applicazione che non l'ha soddisfatto potrebbe trattarsi di un caso sventurato per lo sviluppatore. Il rischio d'impresa tutto a carico dello sviluppatore. Aggiornato.

Se l'utente vuole il rimborso per un'applicazione che non l'ha soddisfatto potrebbe trattarsi di un caso sventurato per lo sviluppatore. Il rischio d'impresa tutto a carico dello sviluppatore. Aggiornato.
 
Spulciando il contratto che firmano gli sviluppatori di software per iPhone/iPod touch, quelli di TechCrunch hanno scoperto la clausola che giustifica una condivisione dei guadagni ma gli oneri restano tutti a chi crea le applicazioni.

Il prezzo delle applicazioni viene diviso tra sviluppatore ed Apple, il 70% ai primi ed il restante 30% a Cupertino.

La clausola di recesso sui software vale 90 giorni per l'utente, anche se la procedura non è particolarmente esplicita. Quando l'insoddisfatto acquirente vuole il rimborso lo sviluppatore deve ridare la cifra ma non è che Apple fa la sua parte. La fa solo per quel che riguarda il guadagno.

Il 30% di commissione va comunque pagato perché il servizio di hosting e promozione è stato erogato da Apple.

Per un'applicazione da 1 euro venduta lo sviluppatore riceve 70 centesimi ma se il consumatore chiede il rimborso Apple vuole dallo sviluppatore 1 euro in quanto i 30 centesimi li mette inderogabilmente in cassaforte.

Aggiornamento del 30/03/2009: il lettore Paolo sottolinea che Apple "può" chiedere l'intera somma allo sviluppatore. Inoltre il rimborso all'utente finale avviene solo per problemi tecnici e non se non gradisce il prodotto scelto. I casi sarebbero quindi molto limitati.



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