I bastoni nelle ruote dello sblocco dell’iPhone

13/02/2008 12:00 CET

di Fabio M. Zambelli

00000a_fotonews001Solo Orange in Francia può vendere lo smartphone di Apple sbloccato per poterlo usare su altri network. L'obbligo di legge dovrebbe facilitare la vita, invece la complica. E poi si parla di "gray market". Certo, è più facile.

Solo Orange in Francia può vendere lo smartphone di Apple sbloccato per poterlo usare su altri network. L'obbligo di legge dovrebbe facilitare la vita, invece la complica. E poi si parla di "gray market". Certo, è più facile.
 
Molti vogliono l'iPhone, pochi possono usarlo.
 
Non è certo una gran scoperta quella che ci accingiamo a fare, è piuttosto noto che ancora prima della vendita del primo iPhone (alle 6 del pomeriggio del 29 giugno 2007, sulla costa est degli Stati Uniti) erano pronti sistemi per sbloccare il telefono dall'uso vincolato con il primo operatore AT&T.
 
Da allora Apple ha aggiornato svariate volte il firmware dello smartphone, nel giro di poche ore erano già pronte soluzioni alternative, sia hardware che software, per usare l'iPhone su reti GSM alternative a quelle che hanno firmato accordi con Apple. Nazionali o internazionali.

03417b_iphoneinternationalL'avanzamento della diffusione dell'iPhone prosegue, a piccoli passi: dal 9 settembre in Germania con T-Mobile ed in Gran Bretagna con O2, dal 28 novembre in Francia con Orange. Tra le tanti voci dei prossimi paesi che potranno godere del prodotto di Apple sembra più concreto solo l'imminente sbarco in Austria sempre con la tedesca T-Mobile.
 
C'è stata solo una piccola "finestra" di pochi giorni per comperare un iPhone non vincolato dall'operatore T-Mobile in Germania al salato prezzo di 1.000 euro ma, un tribunale locale, ha dato ragione al carrier che era stato sfidato dalla locale Vodafone D2.
 
Solo in Francia Orange ed Apple sono state obbligate dalle leggi locali a proporre l'iPhone libero da contratti, semplicemente facendo pagare ai clienti ulteriori 100 euro al prezzo del telefono (650 euro).
 
Ieri il settimanale BusinessWeek, pubblicato nella terra di Bengodi per chi ama i prodotti di Apple, gli Stati Uniti, ovviamente, ha pubblicato un interessante articolo sul "gray market" (mercato parallelo, non ufficiale) dell'iPhone.
 
Basandosi sui dati pubblicati qualche giorno fa da Net Applications il giornalista statunitense Peter Burrows scopre che in molte nazioni c'è la "caccia all'iPhone". Alcuni di questi mai vedranno arrivare ufficialmente la distribuzione del telefono, altri attendono, attendono, attendono…
 
Saranno anche scelte di marketing ma in molti a bocca asciutta non ci vogliono stare.
 
Sono disposti anche a pagare molti soldi per avere un iPhone che funzioni, anche se con complicazioni, senza assistenza e garanzia, con il rischio di buttarlo via se dovesse essere installato per sbaglio un aggiornamento software.
 
I mercati paralleli esistono perché l'iPhone è nato con un vincolo stretto tra produttore ed operatore, Apple vuole guadagnare una certa cifra per ogni telefono attivato presso i carrier partner. Non per nulla Orange fa pagare 100 euro in più per lo sblocco, visto che dovrà recuperare i soldi già pagati ad Apple per liberare lo smartphone dal contratto con la filiale di France Télécom.
 
Ebbene dall'America scoprono che all'estero ci si accapiglia per l'iPhone e che Apple poco fa per impedirlo.
 
E' vero che la "difesa di burro" di Apple è stata auto-ammorbidita ampliando da due a cinque il numero massimo di iPhone che un cliente può comperare in alcune nazioni, seppure solo pagandolo con carta di credito per un eventuale tracciamento del proprietario. Già oggi circa un quarto degli iPhone venduti non è attivato presso uno dei carrier ufficiali.
 
Dall'esperienza di uno dei primi clienti di iPhone francese sbloccato si apprende che la tecnica per rendere "libero" il telefono di Apple è esageratamente complicata, non sempre ben funzionante e che obbliga a lunghe telefonate con call center che, muri di gomma a livelli professionistici, o sono poco informati o non vogliono aiutare il cliente nell'operazione assolutamente legale.
 
Andrew, così si chiama chi ci racconta l'esperienza, viaggia spesso all'estero ed in particolare in Gran Bretagna. Vorrebbe tanto usare un operatore di Sua Maestà ed ha seguito le procedure, pagando 100 euro, per terminare il contratto di due anni con Orange.
 
Prima ha scoperto (ingenuamente) che 3 opera solo su reti UMTS e limita il roaming su reti 2G, poi ha verificato con una scheda SIM della britannica O2 che l'iPhone francese può passare ad altri operatori, ma solo se francesi. Obbligo noto, ma non a tutti.
 
L'ultimo firmware 1.1.3 dell'iPhone rende ulteriormente complicata la vita, rasentando l'impossibilità di sbloccare legalmente un iPhone francese.
 
Non sappiamo se alla Commissione Europea, tanto impegnati a misurare le zucchine o a stabilire altri parametri decisamente marginali, stiano investigando sulla legalità di questo piccolo e poco pubblicizzato vincolo. Europa unita o solo all'occorrenza?
 
Ecco quindi perché anche in Francia è più facile e meno costoso sbloccare illegalmente un iPhone con metodi ormai apparentemente molto accessibili, piuttosto che percorrere le strade legali, irte e piene di sorprese poco piacevoli. Se è vero che Apple "forse non facilita ma certo non scoraggia" lo sblocco illegale, è certamente vero il contrario per lo sblocco legale.
 
Per quel che riguarda l'Italia, la situazione è stata difficile per mesi ma forse tra non molto l'operatore dominante TIM potrebbe far debuttare l'iPhone nel nostro paese e, con un minimo di mentalità aperta, proporlo con una tariffa flat per l'uso illimitato (veramente, come in USA e UK) del collegamento a Internet.


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