Australia, Apple non risponde sui prezzi alti dell’hardware. Lo farà

19/08/2011 09:00 CET

di Fabio M. Zambelli

00000a_fotonews001Da 5 mesi le interrogazioni parlamentari a Down Under restano senza risposta da parte di Apple, normale. Non è un problema solo australiano, ma almeno laggiù se ne preoccupano. Aggiornato.
Nonostante qualche correzione valutaria per le monete principali, in Australia si lamentano dei prezzi maggiorati per l’hardware di Apple.

Non si tratta di un borbottio generico della clientela, ma è da marzo che alcuni membri del parlamento stanno aspettando una qualche dichiarazione di spiegazione da parte di Apple. Niente, non c’è verso, mutismo assoluto.

Chi ricarica sui prezzi sono i big dell’hi-tech come Adobe (lo abbiamo evidenziato tante volte), Apple, Lenovo, Microsoft ed altri.

L’interrogazione parlamentare (pagina 99) di mercoledì sottolineava i recenti ribassi sul software venduto da App Store, ma notava che sui computer non c’è stato alcun cambiamento delle politiche. Chi se ne intende ha avvertito gli onorevoli che Apple non avrebbe dato alcuna risposta.

Per esempio il modello base dell’iMac, se comperato a Cupertino (tasse comprese) costa 1.305 dollari, se comperato a Sidney 1.400 dollari australiani (equivalente a 1.464 dollari). E che dovrebbero dire gli italiani, che per lo stesso prodotto devono pagare 1.149 euro (ovvero 1.652 dollari)?

Aggiornamento del 19/08/2011: il responsabile di Apple Australia, Tony King, dopo aver eluso l’appuntamento entro il 16 luglio con Ed Music, membro del Chifley, proverà ad incontrare l’uomo politico nei prossimi giorni.

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