Apple incapace di tutelare il diritto d’autore giapponese

14/12/2010 08:00 CET

di Fabio M. Zambelli

00000a_fotonews001L’ammissione non basta come scusa, se la sono inventata loro la regola di far passare dall’ufficio censura tutto quanto. Ma funziona solo, cavillosamente, in USA e per il resto si accumulano i pasticci.
Per 230 yen (2 euro) è stato possibile scaricare da App Store Giappone le copie elettroniche del libro “1Q84″ in 3 parti, ispirato a 1984 di George Orwell, del romanziere Haruki Marakami.

50-10217b_1q84farloccoPeccato che si trattava di falsi, solo scansioni degli originali e rivendute con il consenso dei rigidissimi censori di Apple. L’azienda di Steve Jobs si è voluta caricare della responsabilità di controllare ogni prodotto venduto su App Store, ma le lacune sono enormi a quanto pare.

Dal Wall Street Journal apprendiamo che una grande coalizione di editori giapponesi (JBPA – Japan Book Publishers Association, JMPA – Japan Magazine Publishers Association, EBPAJ – Electronic Book Publishers Association of Japan e DCA – Digital Comic Association) si è riunita per protestare all’unisono contro Apple: “la vaghezza con cui ci hanno risposto che erano incapaci di controllare il copyright è una scusa inaccettabile, attendiamo qualcosa di meglio”.

Se non sei capace, lascia perdere! Il consiglio potrebbe essere fatto ad Apple che pretende di decidere ciò che è buono e ciò che non lo è per il suo negozio di distribuzione software, ma i mezzi non li possiede. O per lo meno se si esce dalla ristretta competenza statunitense, se non californiana, è il disastro (ricordate “iMussolini” e “What country“, solo per citare i casi italiani?).

Non mancano le sedi locali di Apple con dipendenti assunti apposta per controllare quello che succede nei vari paesi, solo che a Cupertino non si fidano. E’ palese ormai da anni. Basta vedere che alle semplici inaugurazioni degli Apple Store o alle presentazioni di nuovi prodotti (quando ci sono) gli esperti arrivano direttamente dalla California, o al massimo da Londra, per “dirigere il traffico”. E le belle statuine stanno a guardare in rigoroso silenzio, aprire la bocca vorrebbe dire avere i minuti contati.

Quest’ultima notizia potrebbe essere piuttosto negativa sull’imminente sbarco nipponico della pubblicità iAd, non a caso quando bisogna fare le cose seriamente Apple si affida a pubblicitari locali, avendo realizzato di non potersi muovere agevolmente in Giappone con le proprie forze.

Forse bisogna vincere un Pulitzer (anche in paesi dove non esiste questo premio) per meritare le serie attenzioni di Apple. Certo che se gli uomini di Cupertino sperano di essere in grado di conoscere lingue e culture di tutto il pianeta si sbagliano di grosso e gli esempi non mancano.



setteB.IT – la settimana digitale vista dall'utente mac