Interrogazione parlamentare sul Wi-Fi libero: “valuteremo”

13/10/2010 16:30 CET

di Fabio M. Zambelli

00000a_fotonews001Finalmente qualcosa si muove, anche se i primi riscontri sono disarmanti per la dimostrazione di un generico interesse a migliorare le cose e per la convinzione che le regole siano servite a qualcosa.
Poco fa alla Camera c’è stata la prima interrogazione sull’eliminazione del decreto Pisanu, che ha bloccato lo sviluppo delle reti Wi-Fi in Italia.

Già settimana scorsa un gruppo di parlamentari bipartisan (non “bipartizan” come ha scritto chi se ne è accorto solo ora, forse pensava all’Ivan di Genova) costituito da Linda Lanzillotta (Alleanza Per l’Italia), Paolo Gentiloni (Partito Democratico) e Luca Barbareschi (Futuro e Libertà per l’Italia), ai quali si è aggiunto Roberto Rao (Unione di Centro), proponeva l’abrograzione dell’articolo 7 della legge 155 del 31/07/2005, inutilmente definita come “anti terrorismo”.

L’unico “anti” che ha ottenuto quel decreto è stato l’avanzamento tecnologico del paese, ai minimi tra i nostri pari.

Oggi pomeriggio l’onorevole Rao ha chiesto al ministro dell’Interno (assente e sostituito dal “parafulmini” buono per ogni occasione Elio Vito, responsabile dei Rapporti con il Parlamento): “se non ritenga opportuno evitare una ulteriore proroga di una norma che non ha eguali in Europa e che rischia di frenare lo sviluppo del Wi-Fi in Italia, di pregiudicare il processo di semplificazione in atto e di limitare il diritto dei cittadini al libero accesso ai servizi della pubblica amministrazione”.

La risposta è stata: “questa disposizione risponde alle esigenze di sicurezza dello Stato, va evidenziato che l’applicazione della normativa di straordinaria importanza ha consentito attività investigative di assoluto rilievo per il contrasto del terrorismo, sia nazionale che internazionale, nonché per il contrasto del grave fenomeno della pedopornografia online. Le richieste di semplificazione e di liberalizzazione poste alla base della sua interrogazione, onorevole Rao, unitamente all’esigenza di non pregiudicare la sicurezza dello Stato e quindi la sicurezza dei cittadini, le posso assicurare, sono pertanto all’attenta valutazione del Governo e del Ministero dell’Interno”.

Rao ha così, sostanzialmente, risposto: “ovviamente la sicurezza dello Stato viene al primo posto, ma questa è una norma che a nostro giudizio (lei ha citato alcuni fatti in maniera necessariamente sintetica e generica) sui grandi risultati che ha dato, in termini di contrasto al terrorismo, questa è la prima volta che ne sentiamo parlare e sarà il caso di approfondirlo in sedi di dibattito parlamentare, senza dubbio complica la vita dei cittadini, quindi ci saremmo aspettati anche un intervento che lasciasse presupporre una iniziativa un po’ più forte per abrogarla. Questa è una questione che non riguarda soltanto la sicurezza dei cittadini, Internet rappresenta per noi l’ultima frontiera della libertà, ma anche un volano determinante per lo sviluppo dell’economia. L’abrogazione o la modifica del decreto Pisanu ha un interesse trasversale, lei lo sa, anche nei vertici della commissione trasporti abbiamo trovato una grande attenzione, si possono trovare anche soluzioni intermedie, forse quelle che lei ha auspicato, ma si deve assolutamente cancellare l’obbligo per i gestori di conservare un archivio cartaceo di chi si connette, siamo veramente altrimenti agli antipodi. L’Italia ha un quinto dei punti d’accesso Wi-Fi della Francia ed agli ultimi posti in Europa e che tristezza questa classifica, al fianco di Romania e Bulgaria, in altri paesi che si impegnano come noi e forse anche più di noi nella lotta al terrorismo non ci sono regole simili, per quanto riguarda lo sviluppo di Internet noi saremo in prima linea, anche a fianco di iniziative come quella che abbiamo presentato noi, o di analoghe di Governo. Se vogliamo crescere e svilupparci dobbiamo colmare questo grave ritardo”.

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