Spioni infiltrati dentro alla sede cinese di Google?

18/01/2010 18:00 CET

di Fabio M. Zambelli

00000a_fotonews001Chi ha portato a Google i recenti attacchi cibernetici non avrebbe potuto farlo senza un “aiutino” tra gli impiegati della sede cinese.
La notizia di settimana scorsa della posta elettronica Gmail spiata e dei “sofisticati” attacchi alla rete di Google è stata eclatante perché ha fatto scoccare la scintilla della ribellione etica alla censura di Internet.

Poiché la posta elettronica spiata era appartenente a sostenitori dei diritti civili, dissidenti e giornalisti si è subito pensato che gli hacker fossero provenienti dall’entourage del regine cinese. Tutto da appurare ma certamente di facile deduzione.

Tuttavia ci potrebbe essere dell’altro.

L’agenzia Reuters ha scoperto che Google starebbe investigando sulla possibilità che qualche pecora nera, assunta nella sede cinese dell’azienda, abbia collaborato dall’interno con chi ha effettuato gli attacchi ai servizi.

L’attacco effettuato sulla rete di Google sarebbe una variante di un cavallo di Troia chiamato Hydraq, che ha permesso l’accesso ad individui non autorizzati. Sembra che dopo il 13 gennaio alcuni dipendenti di Google Cina non abbiano avuto più l’accesso alla rete interna, altri sospesi dal lavoro ed ancora alcuni trasferiti.

Google ha spiegato che non censurerà più i risultati ottenuti in Cina e che, se i governanti cinesi impedissero questa libertà, i servizi offerti in quel paese dal motore di ricerca di Mountain View potrebbero anche chiudersi, come pure gli uffici presenti sul territorio.

Le autorità cinesi e Google ne discuteranno in questi giorni per trovare una soluzione.



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