Steve Jobs e la sua cura nella villa di Memphis

20/04/2010 13:30 CET

di Fabio M. Zambelli

00000a_fotonews001Emergono i particolari dell’avventura in Tennessee del CEO di Apple, che si è fatto trapiantare un nuovo fegato dove poteva arrivare prima.
A 13 mesi dall’operazione salvavita di Steve Jobs, Business Insider riassume tutta la storia della guarigione del CEO di Apple.

16-08677b_casajobsmemphisProprio domani il Senato californiano voterà la legge sulla donazione degli organi, che Steve Jobs sostiene dopo aver provato sulla sua pelle le difficoltà di potersi trapiantare in quello stato.

Per sensibilizzare l’opinione pubblica viene raccontata per intera la vicenda, conclusasi felicemente, per la ripristinata salute di Steve Jobs. Già tornato ufficialmente al lavoro da quasi un anno.

Nel 2004 un tumore al pancreas colpì Jobs e nel luglio dello stesso anno fu curato in un ospedale californiano, senza dover subire terapie particolarmente pesanti. Tuttavia nel 2008 Jobs appariva decisamente smagrito (ma non ancora morto) nelle poche apparizioni pubbliche e, nonostante Apple abbia maldestramente tentato di allontanare ogni voce di gravi malattie, nel 2009 doveva dare forfait per l’ultimo Macworld Expo a San Francisco ed annunciare che il COO Tim Cook avrebbe preso le redini dell’azienda per alcuni mesi, finché il CEO non si fosse ristabilito da “problemi più seri alla salute”.

Nella primavera del 2009 si veniva a sapere che era Memphis la città dove Steve Jobs attendeva di essere curato. L’operazione durata 5 o 6 ore era un trapianto di fegato, lo confermavano dal Methodist University Hospital Transplant Institute.

Per la degenza post-operatoria e la riabilitazione Steve Jobs aveva affidato allo studio legale Burch Porter & Johnson l’incombenza di creare una società denominata LCHG, alla quale intestare la villa del 1914 con 4 stanze e piscina da 1.170.500 dollari, al 36 di Morningside place (illustrata accanto). Per circa un mese è stata abitata da Steve Jobs e dai suoi più stetti familiari, l’area circostante è stata coperta da telecamere e le guardie sorvegliavano l’ingresso.

Infatti, come setteB.IT scriveva in anteprima esclusiva, Steve Jobs tornava a bazzicare il suo ufficio di Cupertino a fine maggio. Ora sta bene e spera che le donazioni di organi diventino più semplici nel suo stato e nella nazione che ha recentemente approvato la nuova legge sull’assitenza sanitaria.



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