Partono gli abbonamenti “in-app” per le applicazioni

15/02/2011 15:00 CET

di Fabio M. Zambelli

00000a_fotonews00130% ad Apple ed il resto a chi vende l’abbonamento. E’ questo che ha creato il malumore a chi voleva offrire alla clientela sistemi diversi per abbonarsi. Aggiornato.
Apple ha lanciato ufficialmente il sistema di abbonamenti nell’App Store.

A Cupertino fanno sapere quello che già sapevamo, ovvero che l’abbonamento in-app è lo stesso già visto con The Daily, il giornale elettronico per gli USA lanciato pochi giorni fa da News Corp, anche se ancora in formato gratuito (esteso fino al 28 febbraio).

I pagamenti degli abbonamenti a riviste, giornali, video, musica, etc. si farà con il credito di iTunes Store oppure attraverso le carte di credito inserite nel profilo utente. Come noto per i software, anche gli abbonamenti avranno una ripartizione dei guadagni di 30/70, ovvero il 30% ad Apple ed il resto all’editore. Le tempistiche da scegliere sono in piena libertà dell’editore, se settimanale, mensile, bi-mensile, trimestrale, annuale o bi-annuale.

Tutto perfettamente criticato dai protagonisti: gli editori singoli o tramite le associazioni INMA – International Newsmedia Marketing Association ed ENPA – European Newspaper Publishers Association, non sono contenti. Loro avrebbero voluto aver la libertà di coniugare carta ed elettronico (nel caso dei giornali) o magari facendo passare i pagamenti per altre forme che Apple non gradisce.

E’ intervenuto direttamente Steve Jobs per spiegare la situazione: “la nostra filosofia è semplice, quando Apple porta un nuovo abbonamento nell’applicazione Apple guadagna il 30%, quando l’editore porta un nuovo oppure esistente abbonato nell’app guadagna il 100% ed Apple nulla”. Il CEO di Apple aggiunge: “chiediamo che l’editore che offre un abbonamento fuori dell’applicazione faccia la stessa cosa (o migliore) anche dentro all’applicazione, per aiutare gli utenti ad abbonarsi in modo semplice ed immediato. Il nostro sistema innovativo degli abbonamenti fornirà agli editori il modo di espandersi nel digitale, con i loro contenuti su iPad/iPhone/iPod touch, per una soddisfazione di vecchi e nuovi abbonati”.

Gli editori potranno proporre gli abbonamenti direttamente sui loro siti, ma questo non riguarda Apple. Non sarà più possibile infilare nelle applicazioni i link esterni che permettono al cliente di acquistare contenuti o abbonamenti al di fuori dell’applicazione.

Ci sono attualmente 350.000 software in App Store e di questi 60.000 sono fatti per l’iPad, App Store opera in 90 paesi e non tutti necessariamente con le 350.000 applicazioni sbandierate (per esempio The Daily c’è solo in USA). I dispositivi in circolazione con sistema operativo iOS sono 160 milioni.

Sulla “parità” dell’offerta il caso era scoppiato quando Sony aveva deciso di vendere libri elettronici dal proprio store e non su App Store. Apple aveva inizialmente negato che c’erano regole nuove, ma poi sono state ufficializzate, come si vede qui sotto. Attendiamo al varco Amazon, Hulu, Netflix ed altri servizi che ora dovranno accettare le condizioni di Apple.

Aggiornamento del 15/02/2011: a quanto pare gli editori hanno tempo di adattarsi entro il 30 giugno.

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Aggiornamento del 15/02/2011: di conseguenza sono state aggiornate anche le linee guida che devono tentare di seguire gli sviluppatori e, accendendo un cero al patrono, sperare che Apple approvi i loro software nell’App Store.

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