Apple ed altri non si palesano alla difesa dei diritti umani

09/03/2010 07:00 CET

di Fabio M. Zambelli

00000a_fotonews001Un senatore USA ha chiamato a testimoniare Apple, Facebook, HP e Twitter ma nessun rappresentante ha voluto degnarsi.
E’ troppo comodo essere difensori dei diritti umani solo a parole e quando c’è da agire il piatto della bilancia con i propri interessi pesa sempre di più.

10-08373a_richarddurbinZDNet ci riassume l’iniziativa del senatore statunitense Dick Durbin (illustrato accanto), che una settimana fa aveva chiesto a vari protagonisti del mondo informatico di testimoniare durante le discussioni GNI – Global Network Initiative sui diritti umani internazionali.

Pochi tra i principali marchi statunitensi del settore informatico hanno partecipato all’iniziativa, Certamente hanno rinunciato Apple, Facebook, HP e Twitter, citati come non buoni esempi.

Le aziende hanno declinato l’invito ad aprire un dialogo con il legislatore, che tenta di difendere una rete Internet libera, anche in quei paesi dove libertà ce ne sono poche. Solo ieri l’amministrazione Obama toglieva l’embargo sulle comunicazioni Internet di Cuba, Iran e Sudan.

Apple è una delle tante società con molti interessi da tutelare in paesi dove i diritti umani sono una teoria più che una pratica, molti di questi sono citati nel recente rapporto sulle violazioni dei fornitori ed un esempio è la reazione violenta di Foxconn, che sembra godere di diritti speciali in Cina solo perché assembla quasi tutti i prodotti di Apple, dando molto lavoro ai locali.

Durbin prende atto della situazione e preannuncia una legislazione per le aziende USA che operano su Internet obbligandole a rendersi responsabili per proteggere i diritti umani in casi civili e penali.



setteB.IT – la settimana digitale vista dall'utente mac