La Cina punisce Apple per supportare il Tibet?

21/08/2008 07:00 CET

di Fabio M. Zambelli

00000a_fotonews001Le censure cinesi sul web s’insinuano anche nell’iTunes Store. Che a scatenare tutta la ritorsione sia stato un album venduto legalmente online, i cui proventi andavano a difendere la cultura tibetana? Aggiornato.
Nel panorama internazionale dei servizi/prodotti di Apple, delineato recentemente da setteB.IT, si evidenzia che in Cina un iTunes Store non c’è.

Sappiamo quanto sia problematica la difesa del diritto d’autore in quel paese e allora, per il momento, Apple si sta dedicando a paesi dove è più semplice trovare un accordo con le major e gli studios, Stati Uniti in primis.

La premessa è doverosa per spiegare come mai in queste ultime ore sta montando una protesta da parte di utenti di iTunes che, temporaneamente, si trovano in Cina. Questi fanno uso del loro account di origine, acquistando regolarmente musica e video, oppure scaricando contenuti gratis.

Le regole di iTunes non hanno mai impedito a chi avesse un account statunitense, britannico, francese, tedesco e persino italiano, di usare il negozio multimediale della propria nazione, pur trovandosi collegato a Internet da un paese straniero.

Ebbene la Cina ha fatto centro un’altra volta. Non stiamo parlando di manifestazioni sportive ma di obiettivi politici del governo illiberale di Pechino nei confronti dei cittadini, turisti, atleti e giornalisti che popolano la capitale cinese in queste settimane.

Pare proprio che iTunes sia stato parzialmente censurato da quei satrapi dei firewall cinesi che impediscono ai locali di accedere alle informazioni estere, quelle che possano anche essere minimamente in disaccordo con il governo cinese.

Apple potrebbe avere avuto il “torto” di mettere in vendita su iTunes Store un album come “Songs for Tibet” (del quale setteB.IT aveva appositamente dato riscontro alla vigilia dell’apertura delle Olimpiadi). I brani contenuti, piuttosto piacevoli e nessuno inneggiante al Tibet (!), serviva a raccogliere fondi da destinare alla salvaguardia della cultura tibetana.

Chissà se il pluri-medagliato Michael Phelps stava ascoltando dal suo iPod (visto da milioni di telespettatori) proprio una di queste canzoni prima di agguantare uno dei suoi otto ori?

A Pechino si sono raddrizzati i capelli in testa a Hu Jintao, presidente della Cina e del relativo partito comunista. Ha dato subito ordine di fare qualcosa.

Come testimoniano anche tanti sul forum di Apple il disco è irraggiungibile su iTunes se cercato da un punto d’accesso a Internet cinese. Naturalmente il blocco è stato fatto con i piedi ed i clienti di iTunes riscontrano anche altri problemi generalizzati.

Secondo JenInShanghai che si è lamentata con Apple, questa sarebbe la risposta ottenuta dal supporto tecnico: “non stiamo bloccando iTunes in Cina, l’accesso ad iTunes è ristretto in alcune aree della Cina, contatta il tuo ISP”. Peccato che in Cina il service provider è l’onnipotente governo.

Da giorni lo sciagurato che ha risposto candidamente in quel modo alla cliente insoddisfatta di iTunes, invece di optare per il classico “grazie per averci contattato, siamo eccitati dal fatto che lei usi iTunes, bla, bla, bla”, non si trovi più. Pare che il suo cartellino sia stato trovato abbrustolito dopo l’incendio del buinding six di Valley Green drive. Stiamo scherzando… forse.

Tuttavia c’è chi capovolge la frittata e dice che a bloccare l’accesso sia invece direttamente Cupertino. Nessuno ci dirà mai come stanno veramente le cose, riuscire a strappare ai burocrati cinesi una dichiarazione veritiera è ipotesi remota, riuscire ad averla dal “Poliburo” di Apple è invece impossibile.

Vien solo da ricordare che Apple è succube della Cina per tutta la sua produzione hardware, non un solo componente è “made in USA” ma tutto proveniente dai paesi asiatici, molti dalle fabbriche-dormitorio cinesi. Pensiamo davvero che a Cupertino vogliono fare tanto gli spavaldi ed i paladini dei diritti con chi assembla per loro Mac ed iPod, naturalmente facendolo a basso costo e con diritti del lavoratore sempre sul filo del rasoio?

Di chi sia la colpa non sappiamo, sta di fatto che la libertà si misura anche da questi “piccoli” fatti.

Aggiornamento del 26/08/2008: stando a quanto scrive il San Francisco Chronicle ora iTunes sarebbe tornato accessibile dalla Cina ma l’album “incriminato” è sparito dal negozio online. Evidentemente Apple ha collaborato per una censura così specifica, censura che solo vagamente viene ammessa in questo articolo dell’8 agosto sul sito delle informazioni ufficiali del governo cinese.

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