Spot dell’iPhone 4 con AirPlay ingannevole per Altroconsumo

12/09/2011 19:00 CET

di Fabio M. Zambelli

00000a_fotonews001Secondo l’associazione dei consumatori non è ben chiaro che per AirPlay servono accessori aggiuntivi oppure dispositivi compatibili appositamente. Aggiornato.
Più che la storia del CRTCU – Centro Ricerca Tutela Consumatori Utenti, emersa improvvisamente oggi su molte testate e blog nonostante la non-notizia fosse di venerdì scorso, che si aggiunge inutilmente in scia alle accuse all’AppleCare di Apple in Italia e per le quali attendiamo dall’antitrust la chiusura dell’istruttoria, c’è altro da riferire da parte delle associazioni consumatori.

Altroconsumo ha presentato ricorso all’AGCM – Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato riguardo alla pubblicità “AirPlay” di Apple sull’iPhone 4.

Lo spot è stato in onda con insistenza su tutti i principali canali televisivi italiani da fine agosto e lo è ancora oggi, mostrando come lo smartphone di Apple possa collegarsi a dispositivi compatibili (come casse audio amplificate o televisori) in modalità wireless, trasferendo musica, fotografie o video.

Secondo Altroconsumo il messaggio sarebbe ingannevole perché sarebbe necessario obbligatoriamente il possesso di “Apple TV (di seconda generazione), di altoparlanti o ricevitori AirPlay”. La tecnologia necessita sì di particolari prodotti, ma il problema sarebbe risolto se è vero che, a fine spot, si legge chiaramente che sono richiesti “hardware aggiuntivi”.

Probabilmente tale spot sarà a “fine carriera” entro pochi giorni e l’efficacia dell’eventuale blocco da parte dell’antitrust sarebbe, come spesso accade, vana. Tuttavia restano eventuali sanzioni che l’AGCM può far gravare su Apple.

Aggiornamento del 13/10/2011: oltre 1 mese dopo la denuncia YouTube cancella il nostro video registrato dalla TV per diritto di cronaca di quello che succede in Italia, l’agenzia pubblicitaria Media Arts Lab invoca la violazione del diritto d’autore. Solo su questo e non su tutti gli altri? Tanto interlocutorio con YouTube/Google non esiste e quindi finisce in questo modo, hanno sempre ragione loro (si fa per dire).

Aggiornamento del 30/11/2011: è stata richiesta a YouTube, questa volta dall’ufficio legale Lewis Silkin di eliminare il medesimo video. Lo stesso che era già stato eliminato dopo la richiesta di Media Arts Lab e quindi già non più accessibile da circa 6 settimane. Naturalmente hanno solo loro il coltello dalla parte del manico e non c’è modo di fare contestazioni, questa volta ci avrebbe fatto piacere sapere come si può chiedere di cancellare qualcosa che è già stato cancellato, arbitrariamente, in dispregio del diritto di cronaca.

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