Phil Schiller sui suicidi di Foxconn rimanda al report

16/05/2011 07:06 CET

di Fabio M. Zambelli

00000a_fotonews001Alla vigilia di nuovi impianti brasiliani, quelli cinesi continuano a preoccupare chi è sensibile alle condizioni di lavoro di chi è nella catena di montaggio degli iPhone.
La scrittrice Ali Davis vorrebbe comperare un iPhone, ma sarebbe preoccupata dalle tante notizie circolate sui suicidi presso la fabbrica cinese che assembla gli smartphone di Apple (ed altri).

Ha scritto un messaggio al responsabile del marketing di Apple Phil Schiller, il quale aveva dichiarato di voler usare Twitter solo per amenità automobilistiche, sportive o musicali. Invece ci è ricascato ed ha risposto dal suo iPad. Non che sia stata una grande risposta, Schiller rimanda alla lettura dell’ultimo Supplier responsibility progress report, dove si possono leggere quante violazioni sono state riscontrate e (parzialmente) punite da Apple.

L’evoluzione dell’iPod City non si può negare (scoperta solo grazie alla stampa che non si fa gli affari propri), ma siamo ancora lontani dal riconoscerla come la fabbrica modello del terzo millennio.

A Cupertino starebbero cercando di risolvere il problema che getta da troppo tempo una brutta ombra sull’azienda, per colpa di Foxconn. In Cina, la mega-società che ha steso le reti tra le palazzine dei dormitori, come metodo per evitare i continui suicidi degli operai iper-sfruttati, ha da molto tempo (non da pochi giorni) escogitato di far firmare a tutti i dipendenti un foglio dove si deve promettere di non voler uccidersi. Forse per risparmiarsi il rimborso ai familiari di 100.000 yuan (meno di 11.000 euro) più che altro.

Siamo vicini ad importanti decisioni di Foxconn per nuovi impianti in Brasile, mantenere vivo l’argomento dei diritti dei lavoratori è più che mai opportuno.

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