L’Italia istituzionale su Internet non decolla

08/09/2008 07:00 CET

di Fabio M. Zambelli

00000a_fotonews001I siti governativi devono in gran parte darsi una mossa e trasformarsi, per non essere solo una presenza obbligatoria senza alcuna utilità per il cittadino.

I siti governativi devono in gran parte darsi una mossa e trasformarsi, per non essere solo una presenza obbligatoria senza alcuna utilità per il cittadino.
 
Il www istituzionale stenta moltissimo in Italia. Secondo il monitoraggio dei siti istituzionali (giugno-luglio) effettuato dall'Università degli Studi di Udine – Facoltà di Lingue e Letterature Straniere se la cavano solo il sito del Governo, del Senato e dell'Interno, il resto è messo male.

Sono migliorati rispetto agli anni precedenti ma "è necessario un ampio margine di crescita", come dichiara il curatore professor Francesco Pira.

Il ministro Brunetta invita a segnalare le le storie di successo in ambito della pubblica amministrazione ma qui molti invece andrebbero licenziati, in base ai giudizi dell'ateneo friulano.

A pieni voti per grafica, usabilità, contenuti, comunicazione interattiva ne escono governo.it, senato.it, interno.it poi carabinieri.it e polizia.it. Si scade, nell'ordine, con: esteri.it, interno.it, tesoro.it, lavoro.gov.it, beniculturali.it, pogas.it, politichecomunitarie.it, vigilifuoco.it, camera.it, comunicazioni.it, miur.it, pubblicaistruzione.it, ministerosalute.it, difesa.it, politicheagricole.gov.it, minambiente.it, innovazionepa.gov.it, gdf.it, giustizia.it, solidarietasociale.gov.it, infrastrutture.gov.it, affariregionali.it, sviluppoeconomico.gov.it, pariopportunita.gov.it, attuazione.it i peggiori sarebbero trasporti.gov.it e mincomes.it (il ministero che riunisce sviluppo economico ed il commercio internazionale sembra avere lo stile del Netscape del 1996).

Lo studio ha voluto vedere come se la cavano all'estero. I siti del governo francese e britannico ottengono il massimo dei voti, quello irlandese è il peggiore (tuttavia non con un voto basso come quello di alcuni ministeri italiani).

All'alba del 2008 l'amara constatazione è: "restano molte ombre sul rapporto tra isituzioni e cittadini sul web". Speriamo che qualcuno prenda atto che Internet non è più il futuro ma è il presente e che, sotto tanti punti di vista, l'Italia sta perdendo il treno che passa, quello che non si ferma ad aspettare i ritardatari.



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