I licenziati dell’Apple Store Le Gru non ci stanno

21/10/2010 23:30 CET

di Fabio M. Zambelli

00000a_fotonews001Lunga lettera con molti particolari sulla vita da commesso in un Apple Store, tutta roba che evidentemente Apple non ha interesse a far sapere all’esterno.
Sembrava la lamentela scocciata di un qualunque licenziato, ma Marco Savi non si è accontentato di far scrivere a La Stampa del suo caso, ha mandato una lettera anche al L’Espresso, tentando di condividere al massimo la sua esperienza.

Il 42enne era un impiegato dell’Apple Store di Grugliasco (Torino), che ha aperto da poco più di un mese, ma che non ha superato i primi giorni del periodo di prova ed assieme ad un altro manipolo di colleghi è stato lasciato a casa.

Seguono molti particolari del periodo d’addestramento e del caos dei primi giorni, molti dei quali dovrebbero essere tenuti segreti per quella mania aziendale di nascondere sempre tutto. Probabilmente, per averli rivelati con molto rancore (forse comprensibile), passerà qualche guaio e gli sporcherà il curriculum al cospetto di altre aziende che richiederanno discrezione.

Non abbiamo idea di chi abbia ragione ma è certo che chi va a lavorare per Apple deve aspettarsi certi modi e toni, lasciando un po’ di democrazia fuori dalle porte a vetro del negozio.

4 o 5 licenziati nel periodo di prova su una settantina di commessi sembra una percentuale accettabile. Naturalmente dispiace sapere che qualcuno non porti più a casa lo stipendio, ma è la vita ed in Italia non è molto allegra per chi cerca lavoro.

Vorremmo solo suggerire ancora una volta la lettura del libro di Alex Frankel, del quale davamo conto nel 2007 (se lo ordinate da Amazon UK, con un minimo di spesa di 25 sterline, è offerta la spedizione gratis in Italia per tutto il mese di ottobre). La sua esperienza da infiltrato dipendente in un Apple Store dovrebbe insegnare molto.



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