La stima non più ricambiata di Sculley su Jobs

14/10/2010 16:30 CET

di Fabio M. Zambelli

00000a_fotonews001L’ex CEO rivela il suo rapporto con Steve Jobs nei primi anni di Apple. Grande stima ma è una storia finita male.
L’intervista a John Sculley, ex CEO di Apple tra il 1983 ed il 1993, realizzata da Cult of Mac è ora online. Sculley racconta di Steve Jobs e di tutte le idee geniali che ha avuto nella Silicon Valley degli anni ’80.

41-09861b_johnsculleyodysseyIl “metodo di Steve” non è tanto prendere le decisioni di quello che va messo in un prodotto ma decidere quello che non va tolto, perché lui è un precursore del minimalismo. Fin troppo, visto che era assente il mobilio a casa di Steve Jobs in quegli anni, Sculley si era sorpreso di trovare solo un quadro di Einstein, una lampada Tiffany, un letto ed una sedia. Pochi oggetti ma molto selezionati.

Per la nascita del primo Macintosh Steve Jobs aveva messo insieme un team molto giovane (età media 22 anni, tutti assunti personalmente), per il suo prodotto c’era l’ambiziosa visione di “cambiare il mondo”. Il co-fondatore di Apple pensava a tutto contemporaneamente, all’hardware, al software, al design, alle periferiche ed alle applicazioni. Non ci avrebbero dovuto lavorare più di 100 persone, una regola ferrea. Per Jobs le grandi aziende erano troppo inefficienti e dispersive, meglio un “atelier di un artista”.

I computer di Apple pre-Mac sono stati i primi ad avere uno chassis in plastica ABS con tastiera.

La perfezione è sempre stato l’obiettivo di Steve Jobs, ecco perché ha demoralizzato molte volte i suoi sottoposti rifiutando spesso un prodotto in sviluppo che stava andando nella direzione sbagliata.

Steve Jobs era molto affascinato dalla Sony di allora, piacevano i prodotti (i primi Walkman sono stati regalati da Akio Morita a Jobs e Sculley), piaceva lo stile e l’organizzazione delle fabbriche. Negli ultimi anni Sony è piena di burocrazia e chi fa il software non comunica con chi fa l’hardware o le componenti.

E’ Apple che ha fatto l’iPod, non Sony. Non a caso.

Il marketing è stato sempre importante per Steve Jobs, Sculley gli ha raccontato che, essendo a capo di Pepsi Cola, c’era una differenza nelle vendite di 9 a 1 con i rivali della Coca-Cola perché il marchio valeva più del sapore della bevanda (non poi tanto diversa): “agli invitati che volevano bere una cola veniva portata la bottiglia della Coca-Cola e servita nei bicchieri, ma se in casa c’era una Pepsi allora questa veniva versata in cucina ed i bicchieri venivano portati agli ospiti”. Il lifestyle marketing adottato da Pepsi per cambiare la percezione del prodotto, puntando sulla gente e non sulla bevanda, ha affascinato Jobs e lo ha fatto suo.

Per esempio il logo di Apple era a 6 strisce orizzontali colorate, perché Apple ][ è stato il primo computer con schermo a colori, nelle pubblicità sulla stampa è stato necessario pagare il 30 o 40% in più per visualizzarne 6 e non 4, che era lo standard di allora. Ma Steve Jobs voleva così.

Sculley non ci capiva molto di computer, ma il consiglio d’amministrazione di Apple non voleva assegnare a Steve Jobs la carica di CEO, era “solo” un ragazzo di poco più di 25 anni, anche se il maggior azionista e membro del board. Però la coppia si è intesa bene, fino al 1986, quando Jobs è stato buttato fuori dalla sua azienda, perché aveva proposto al consiglio d’amministrazione di sostituire Sculley.

Le peggiori decisioni fatte da Sculley sarebbero la scelta dei processori PowerPC (di IBM e Motorola) al posto di quelli di Intel e non aver richiamato Steve Jobs al comando. Il consiglio d’amministrazione aveva dato il compito a Sculley di vendere Apple, ma nel 1993 nessuno la voleva.

Con il fallimento del progetto Newton (troppo avanti per tutti, i processori ARM progettati dalla Acorn di Herman Hauser sono stati usati da Apple ed Olivetti, che assieme avevano il 47% del produttore britannico di chip) il board, che voleva aprire l’architettura del Mac e darla in licenza, licenziò Sculley. I successivi CEO hanno poi chiuso il settore del design industriale ed hanno provato a vendere computer non più interessanti, portando l’azienda verso la bancarotta.

Newton ha salvato Apple perché gli 800 milioni di dollari ottenuti dalla vendita della quota in ARM hanno impedito all’azienda di chiudere.

Sculley si rammarica di non essere stato bravo come quando c’era Jobs, periodo durante il quale ha condiviso tutta la filosofia del co-fondatore.

Steve Jobs non ha più voluto parlare con John Sculley, ma al suo ritorno una delle prime cose fatte è stato dismettere i Newton.

Infine ecco la parte dove Sculley affronta il tema del design, già anticipata ieri: “Prima di selezionare Harman Eslinger di Praga per il design Snow White avevamo studiato il panorama dei designer italiani, cercavamo in particolare un designer italiano per i nostri prodotti, ci piacevano le forme ed i materiali, in quel periodo nulla faceva cose del genere nella Silicon Valley, era la cosa più lontana dallo stile della Silicon Valley degli anni ‘80. Non era una mia idea, a me piaceva il design ma è stata una proposta di Steve”.

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