Intervista con Dario Bucci sulle tecnologie, Apple e wireless

22/09/2010 07:00 CET

di Fabio M. Zambelli

00000a_fotonews001Il massimo rappresentante nel nostro paese del principale produttore di chip ci dice la sua, durante l’ultimo incontro milanese con la stampa.
Ieri sera il country manager di Intel Italia e Svizzera, Dario Bucci, è stato così cortese da rispondere a qualche domanda di setteB.IT, dalla splendida vista della Terrazza Martini di Milano.

38-09724b_dariobuccinintel21092010miIntel ha replicato per la stampa italiana alcune delle principali presentazioni del recente IDF – Intel Developer Forum di San Francisco, dove il processore “Sandy Bridge” che unisce CPU & GPU è stato al centro delle novità ed Atom ha mostrato la varietà di impieghi per il il chip a basso consumo. Chiariti i problemi con l’antitrust statunitense ora Intel si lancia verso nuove sfide su diversi fronti.

setteB.IT – Può essere che con l’idea appena nata dell’Intel Upgrade Service un leader nella produzione di processori come Intel, in futuro, vada a realizzare un unico chip molto potente ma da limitare a livello software, per poi “vendere” pezzi di upgrade a chi necessita qualcosa di più?

Bucci – Abbiamo visto che si va nella direzione opposta con il computing fatto in funzione degli utilizzi e dei modelli d’uso, pensare ad un componente che faccia tutto è abbastanza anacronistico. Siamo costretti dal mercato ad avere prodotti molto diversi, questa ipotesi del processore che si abilita via software di pezzo in pezzo mi sembra estremamente futuristica ed anche poco realistica per le esigenze attuali. Comunque si tratta di un pilota molto limitato partito in una catena di rivenditori USA, è un campione che stiamo testando.

setteB.IT – Come è possibile che Intel, sempre a caccia di visibilità e supremazia tecnologica, rinunci ai marchi ed alle specifiche complete dei propri chip solo quando li fornisce ad Apple?

Bucci – Non sono al corrente di alcuna limitazione. I nostri clienti decidono cosa vogliono fare, ovviamente noi diamo la possibilità di accedere a programmi di co-marketing, alcuni decidono di farlo ed altri no. Non è solo Apple che non lo fa, loro usano i nostri prodotti perché sono ritenuti superiori a quelli concorrenti, ora però bisognerebbe discutere di elementi contrattuali non proprio pubblici. Noi non imponiamo e nemmeno avalliamo le scelte dei clienti di pubblicizzare o meno i nostri prodotti, non ci sono grandi segreti. Siamo estremamente soddisfatti di avere Apple come nostro cliente, siamo rimasti fuori da Apple per tantissimi anni, da qualche tempo siamo rientrati anche grazie all’ottimo rapporto che c’è tra Paul Otellini e Steve Jobs.

setteB.IT – A proposito di questa relazione, cosa ci sarà sotto alla felicità di Steve Jobs all’annuncio che Intel aveva comperato la divisione wireless di Infineon?

Bucci – Bisogna solo chiederlo a Steve Jobs.

setteB.IT – Avendo portato a Santa Clara l’esperienza della tecnologia LTE di Infineon, adesso che fine fa WiMAX sulla quale Intel, per anni, ha spinto?

Bucci – In realtà WiMAX è un presente mentre LTE è un futuro, questa è la differenza fondamentale. WiMAX è disponibile anche in Italia, in diverse città, Acer uscirà con un prodotto che integra WiMAX e che verrà distribuito nelle aree dove è presente questa rete. LTE è una tecnologia che si sta sviluppando ma che non è ancora disponibile. A noi interessa distribuire banda al costo più basso ed ovviamente con la maggiore diffusione, in casa avevamo la soluzione WiMAX, LTE non l’avevamo ancora ma ce la siamo procurata.

setteB.IT – In Italia persiste una situazione legislativa che impedisce la diffusione degli hotspot Wi-Fi, cosa pensa che si dovrebbe fare con questo decreto Pisanu?

Bucci – Sicuramente è una forma di limitazione della diffusione, come minimo bisogna arrivare a forme d’identificazione più semplici, più automatizzate, ad esempio la SIM dei cellulari che abbiamo tutti. Non voglio discutere se sia lecito o meno per un governo voler identificare l’utente, dico semplicemente che esistono formule differenti che procurerebbero un impatto inferiore di quello attuale. Oggi effettuare un login con carta d’identità e codice fiscale è un fattore limitante.



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