Ricorso alla nuova Commissione Europea per la tassa di Bondi

09/02/2010 16:30 CET

di Fabio M. Zambelli

00000a_fotonews001Il cosiddetto “equo compenso” sembra a tutti meno che alla SIAE una nuova ingiustificata tassa sull’hardware, che potrebbe anche non ospitare contenuti con diritti d’autore da pagare, ammesso che già non siano stati pagati.
La Barroso II si insedia a Bruxelles ed Altroconsumo non perde tempo, facendo ricorso per due temi scottanti.

Al nuovo commissario Joaquin Almunia, titolare della concorrenza europea, viene chiesto di cancellare il decreto di Sandro Bondi sull'”equo compenso” (virgolette d’obbligo per una tassa che deve essere pagata anche da chi non userà file realizzati dall’ingegno altrui).

Ecco la missiva inviata ad Almunia: “con il decreto Bondi sull’equo compenso è stato esteso il prelievo da parte della SIAE di una quota di prezzo destinato a remunerare gli autori per la copia privata (prima previsto solo su CD, DVD vergini e masterizzatori) a tutti i dispositivi dotati di memoria, come telefoni cellulari, decoder, console di videogiochi. Secondo Altroconsumo si tratta di una tassa iniqua, in concreto aiuti di Stato alla SIAE e all’industria dell’audiovisivo, con abuso di posizione dominante. E un’interferenza illegittima con il funzionamento del mercato interno UE”.

Inoltre l’associazione dei consumatori crede che nell’operazione tivù (RAI, Mediaset e Telecom Italia Media per una piattaforma satellitare alternativa a Sky) ci siano state scorrettezze per il decoder che usa una tecnologia incompatibile con il parco macchine esistenti.



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