Facebook tende una mano a Schifani e Maroni

18/12/2009 23:00 CET

di Fabio M. Zambelli

00000a_fotonews001Il popolare social network spiegherà che non serve chiudere un sito per oscurare le minacce dei cretini.
Stiamo ancora leccandoci le ferite dei danni provocati dal decreto Pisanu (nella speranza che decada tra due settimane) che l’atmosfera su Internet in Italia si è resa irrespirabile negli ultimi giorni.

51-07894b_facebookmassimotartagliaAncora una volta chi non ha la più pallida idea di cosa sia Internet minaccia censure a destra ed a manca, tanto che all’estero hanno già riempito le prime pagine dei giornali, deridendoci, senza ancora una decisione finale presa dalle nostre autorità.

Mentre in Cina, con la solita scusa della pedofilia, sono stati vietati i siti personali ed in Oceania vanno in scena i filtri di Internet da parte dei provider, in Italia ci si è posto il problema di cosa fare dopo le sciagurate testimonianze di simpatia fatte sul web allo squilibrato che ha ferito il premier al termine del comizio milanese di domenica scorsa.

“Chiudiamo Facebook” è ancora una volta il senso delle non troppo velate ritorsioni anticipate prima dal ministro Roberto Maroni e poi dal presidente del Senato Renato Schifani. Finora nulla è comunque stato deciso. Per la verità sono sufficienti le leggi esistenti, basterebbe applicarle per tappare la bocca ad ignoranti o fomentatori di violenze, siano essi online oppure no.

L’agenzia ANSA ci informa però che un passo concreto l’ha fatto Richard Allan, responsabile europeo di Facebook, pronto a discutere telefonicamente o di persona con la seconda carica dello Stato su come agire più efficacemente in futuro. Già martedì pomeriggio il capo del Viminale incontrerà i rappresentanti delle associazioni di categoria ed i rappresentanti dei social network, Allan interverrà in conference call.



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