Un bel 180 gradi di Apple con Rogue Amoeba

24/11/2009 12:00 CET

di Fabio M. Zambelli

00000a_fotonews001Atteggiamento double-face di Apple per App Store, da una parte difende un processo rigoroso e dall'altro cambia le regole a piacimento ma non quelle scritte, poco chiare.
Il governo dell'App Store è fuori controllo.

Finché tutte le decisioni sbagliate assunte nei mesi scorsi restavano segrete e non emergevano su stampa e blog, Apple si permetteva il lusso di negare approvazioni per i motivi più disparati.

Poi le storie più bizzarre sono arrivate a tutti ed a Cupertino è scoppiato il panico. "Non vorrete mica che si parli male di noi?" deve aver detto qualcuno molto in alto.

Ed ecco che Phil Schiller si è auto-obbligato ad intervenire per placare gli animi più scossi con concessioni "ad personam" e tanto schiumogeno a profusione sull'incendio.

Se da un lato il responsabile del marketing di Apple emette comunicati, fatti passare per interviste, con sui rivendica la severità delle approvazioni di App Store, dall'altra cede e concede quello che sarebbe stato impossibile fino a 5 minuti prima.

A Rogue Amoeba gli avvocati di Apple avevano fatto togliere icone dei Mac da un software per iPhone/iPod touch di loro produzione, dopo che la storia è emersa Apple le ha concesse ed il produttore dell'applicativo ha potuto ripristinarle.

"Dopo una conversazione con Apple abbiamo rimesso le grafiche ed è stata l'approvazione più rapida mai vista" spiega Paul Kafasis, sottolineando che la questione è stata risolta, ma forse nel più scorretto dei modi e che "rimangono miriadi di problemi".

Nessuna spiegazione è stata fornita ed il campo resta minato per ogni sviluppatore che si dovesse addentrare ancora in zone "opache" del processo di approvazione di Apple. "Non abbiamo la testa nella sabbia e siccome il mercato è enorme vedremo se ci tornerà la voglia di sviluppare per App Store" conclude il proprietario di Rogue Amoeba.

Tanto rumore per nulla? No, tanto rumore per fare brutte figure. Il mostro che non fa più paura a nessuno è sempre più sull'orlo del ridicolo, lo stridere delle unghie sugli specchi è assordante. Le regole vanno scritte, devono essere chiare e, possibilmente, democratiche.



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