Internet non è “senza prezzo”: 130 miliardi di dollari

21/04/2008 07:00 CET

di Fabio M. Zambelli

00000a_fotonews001AT&T ci mette in guardia sul destino del web. Sono necessari urgenti investimenti nelle strutture della rete statunitense e mondiale, se non vogliamo vedere il tracollo entro il 2010. Colpa dei video.

AT&T ci mette in guardia sul destino del web. Sono necessari urgenti investimenti nelle strutture della rete statunitense e mondiale, se non vogliamo vedere il tracollo entro il 2010. Colpa dei video.
 
Ci piace Internet. Ci serve per lavorare, per comunicare, per imparare, per divertirci e molte altre cose che appaiono ormai irrinunciabili.

E se tutto finisse tra tre anni?

E' una delle telecom più importanti del mondo, la principale negli Stati Uniti, AT&T, che a Londra lancia l'allarme.

Come riportato da ZDNet UK, all'eForum di Londra è emerso che una rete mondiale dominata dai video e dai contenuti prodotti dagli utenti non è adeguata alle strutture attuali.

Jim Cicconi, responsabile degli affari legislativi di AT&T, ci fornisce prospettive preoccupanti: "entro tre anni gli utenti di venti condomini genereranno un traffico superiore a quello che è il traffico attuale di Internet".

Se oggi i video rappresentano il 30% di tutto il traffico di Internet, nel 2010 saranno l'80%.

"Non potrà reggere" conclude Cicconi, guardano all'attuale infrastruttura.

Ammodernare Internet, o meglio, adeguare la rete al diverso uso che se ne fa ora, costerebbe 55 miliardi di dollari e 130 miliardi di dollari, rispettivamente in USA ed in tutto il mondo.

Negli anni successivi sarà anche peggio, se ora arrivano sui server di YouTube otto ore di video ogni minuto, quando si passerà all'alta definizione il traffico sarà moltiplicato per 7 o per 10.

Per conto suo AT&T starebbe investendo 19 miliardi di dollari (forse compensando con il licenziamento dell'1,5% della sua forza lavoro, circa 4.600 persone, risparmiano 374 milioni di dollari nel primo trimestre del 2008), ma deve essere chiaro che ognuno deve fare la sua parte perché Internet non è un atto divino.



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