Vota il Wi-Fi

10/03/2008 23:30 CET

di Fabio M. Zambelli

00000a_fotonews001Scendiamo in campo con una proposta ai candidati di tutti i partiti che vorranno essere eletti il 13/14 aprile. I lettori di setteB.IT fanno il "voto di scambio" con chi promette di abolire la legge "anti-terrorismo" che tarpa le ali al wireless in Italia. Aderite.
La stima che molti di noi attribuiscono alla classe politica è ai minimi storici.

03550b_177elezioni08Tra poco più di un mese il popolo italiano dovrà votare i nuovi parlamentari, sono milioni le cose che vorremmo che facessero per noi i prossimi occupanti di Palazzo Montecitorio e Palazzo Madama, da scegliere tra quelli proposti dai 177 movimenti politici illustrati accanto. Noi ci limitiamo a chiederne una sola, forse non la più importante per sopravvivere, ma certo una fondamentale per far progredire il nostro paese, grazie alla tecnologia correntemente a disposizione.

Promettete di cancellate l'articolo 7 della legge del 31 luglio 2005, n. 155 "Misure urgenti per il contrasto del terrorismo internazionale"… e noi vi voteremo.

L'articolo 7 "Integrazione della disciplina amministrativa degli esercizi pubblici
di telefonia e internet" della norma nota anche con il nome di "legge anti-terrorismo" o "decreto Pisanu" dice che "sono stabilite le
misure che il titolare o il gestore di un esercizio in cui si svolgono le attività di cui al comma 1 è tenuto ad osservare per il monitoraggio delle operazioni dell'utente e per l'archiviazione dei relativi dati […] nonchè le misure di preventiva acquisizione di dati anagrafici riportati su un documento di identità dei soggetti che utilizzano postazioni pubbliche non vigilate per comunicazioni telematiche ovvero punti di accesso ad Internet utilizzando tecnologia senza fili".

Scendiamo in campo, dopo decine e decine di sottolineature di quanto inutilmente complicato sia accedere a Internet dalle aree pubbliche qui in Italia, tramite il consolidato sistema del Wi-Fi. E' ora che il nostro paese si allinei a quanto succede in nazioni più tecnologicamente avanzate. Alcune di queste certamente più colpite oppure sotto l'eventuale minaccia terroristica di quanto lo sia l'Italia.

Non le abbiamo censite tutte ma le principali nazioni di questo pianeta non hanno una legge come la nostra. Si accede ad Internet da reti gratuite o a pagamento, a cavo o wireless, nessuna richiede di mostrare un documento, fornire un numero di una scheda SIM cellulare registrata (sicuri?) ad un utente ben preciso oppure un numero di carta di credito che fa riferimento ad un conto di banca personale.

Non succede negli Stati Uniti, non in Canada, non in Gran Bretagna, non in Francia, non in Germania, non in Giappone, non in Australia e chissà in quanti altri posti. Ma già così la gran parte degli utenti di Internet è inclusa.

Succede a Pordenone dove si sono inventati l'uso di un lettore di smart card collegato al computer per accertare l'identità tramite la tessera sanitaria regionale. E se l'evoluzione ci portasse ad usare dispositivi (come l'iPhone, l'iPod touch, uno smartphone o un palmare) a cui non si può collegare un lettore di smart card?

Seccede a Venezia dove, in occasione del Carnevale, era necessario acquistare una card presso un bar del centro che, invece di servire Martini con oliva, doveva fare fotocopie alle carte d'identità di gente mascherata. Siamo al ridicolo.

Succede a Milano andando alla ricerca di card distribuite al Wireless Castle con codici d'accesso, che i chioschi di un parco dovrebbero consegnare solo dopo aver preso puntualmente nota del passante.

Succede a Roma che, oltre ad avere installato uno dei primi Wi-Fi pubblici italiani a Villa Borghese, vanta l'unico Apple Store italiano. L'unico dove (incidente del giorno dell'inaugurazione a parte) non si potrebbe accedere liberamente a Internet dai computer del negozio o dai propri collegati in modalità wireless. In tutti gli altri 205 si può.

Non si scappa, la Polizia Postale ci ha spiegato che l'attuale legge non consente sistemi diversi in Italia. Sarebbe quasi auspicabile verificare se, almeno, l'"anti-terrorismo" funziona. Se un Osama Bin Laden di passaggio in Italia dovesse inviare un messaggio di posta elettronica chissà se i mezzi a disposizione permetterebbero di rintracciarlo. Difatti abbiamo chiesto mesi fa alla Polizia Postale di dirci se la diffusione di FON in Italia sia legale, non hanno ancora avuto modo di controllare.

Altrove basta entrare in un fast food, bere un cappuccino in una caffetteria, sedersi su una panchina in riva ad un fiume, godersi un parco cittadino, attendere il prossimo aereo o treno, etc. ed accendere a Internet con il proprio laptop o smartphone.

Se avete l'ultimo numero di Wired, marzo 2008/16.3, prendete atto della mappa degli Stati Uniti pubblicata a pagina 42/43, che mostra tutte le città che offrono il Wi-Fi gratuito nelle aree pubbliche. Oltre 300, dalle più piccole alle più grandi.

Vorremmo che anche in Italia succedesse qualcosa del genere, dopo tanti treni persi siamo già rimasti abbastanza distanziati anche nell'accesso a Internet.

Chi, tra voi nelle liste dei 177 movimenti politici, vorrà aderire alla richiesta di setteB.IT e chi vorrà controfirmare la nostra idea, non deve far altro che scriverci all'indirizzo votoilwifi@setteb.it "prometto che, una volta eletto, mi prodigherò per eliminare l'articolo 7 della legge del 31 luglio 2005, n. 155". Produrremo una lista e la terremo aggiornata, i nostri lettori sapranno chi votare, indipendentemente dal partito d'appartenenza (oppure scegliendo tra quelli che sono a loro più "vicini").

Qui sotto alcune immagini di un recente cost to cost negli Stati Uniti, usufruendo di alcune tra le più interessanti soluzioni per accedere a Internet da hotspot gratuiti. Da Philadelphia a San Francisco.



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